Volontariato

Global Compact l’Onu 10 e lode

Lanciato cinque anni fa per coinvolgere le imprese nella lotta contro la povertà nel Sud del mondo, è il programma Onu di maggior successo. Intervista a Georg Kell.

di Carlotta Jesi

Le Nazioni Unite hanno un problema economico. Non di fondi, o di sprechi, però. Di mentalità: «Se l?Onu vuole uscire dalla crisi, deve diventare ?performance oriented?, orientato al risultato». A sostenerlo è una voce illustre all?interno del Palazzo di vetro. Quella del direttore esecutivo del Global Compact, Georg Kell, che a Kofi Annan manda questo messaggio: «Agisci solo se c?è domanda, e se la tua azione produce risultati positivi, diventa ?performance oriented?». È funzionario sui generis, Kell. Fiero che l?indagine sul programma Oil for Food abbia trovato «tre sole mele marce su 15mila dipendenti» e, al tempo stesso, «un po? imbarazzato dal fatto che il mio programma abbia più successo del resto dell?Onu». Lo dicono i numeri: lanciato cinque anni fa per promuovere la responsabilità sociale delle imprese e il loro coinvolgimento nella lotta alla povertà attraverso partnership con la società civile e le varie agenzie Onu, oggi il Global Compact è un network cui hanno aderito più di 2.500 aziende e svariate centinaia di enti non profit, con sede a New York e un centro operativo nuovo di zecca a Barcellona, inaugurato a fine settembre. Vita: Perché avete scelto di aprire una sede in Europa, e perché proprio in Spagna? Georg Kell: Avevamo bisogno di un centro di sostegno e il Forum culturale di Barcellona ci ha messo a disposizione fondi. Il Centro ha funzioni di supporto tecnico, non di governo, e si troverà a gestire, tradurre e comunicare gli strumenti elaborati dal Global Compact, offrendo un sostegno ai nostri 40 network sparsi per il mondo. Vita: Barcellona è al centro del Mediterraneo. Userete il Centro come base per lanciare il Global Compact anche nei Paesi musulmani? Kell: Network locali sono attivi in Egitto e Pakistan, ma al momento i Paesi arabi non sono prioritari. Puntiamo all?Asia, dove stiamo facendo grandi progressi. Ricordo che due anni fa, quando lanciammo Global Compact a Singapore, mi dissero di tornarmene in America portandomi dietro i miei valori occidentali. Oggi Singapore fa parte della squadra, conquistata dal nostro nuovo tipo di paradigma umanitario. Vita: In cosa il vostro modo di agire è diverso da quello del resto dell?Onu? Kell: Lavoriamo con attori diversi dagli Stati. Non chiediamo ai governi di approvare e implementare miglioramenti, ma alla società civile e alle imprese di lavorarci insieme. Il ragionamento di base è che lo scontro e la tensione tra profit e non profit, se pur salutare, si perde nel nulla se non genera soluzioni costruttive. E di queste soluzioni ci sono 500 esempi consultabili sul nostro sito UN Global Compact. Vita: E sulla mentalità, il Global Compact è ?performance oriented?? Kell: Sì, perché oggi puoi esistere solo se la tua azione è apprezzata per i risultati, non solo per la carica d?idealismo. Ma c?è altro che l?Onu può imparare dalla nostra esperienza: premiare l?azione e l?intraprendenza invece di punirla. Nell?Onu sono ancora troppe le persone pagate per mantenere lo status quo. Vita: Parte della società civile è scettica sul progetto: teme che i partner profit del Global Compact siano in cerca di nuovi mercati, di clienti o di un ritocco d?immagine. Kell: Alle ong rispondo invitandole a essere sempre vigili e spiegando che abbiamo introdotto un nuovo sistema di governance: almeno una volta all?anno, le aziende che aderiscono al Global Compact devono comunicare pubblicamente i progressi e i risultati del loro impegno. A chi, invece, ne fa una questione di principio, rispondo che commette un grave errore. Se, come me, pensa che la povertà sia il problema più urgente da risolvere, lo invito a guardare Paesi estremamente poveri come l?Africa subsahariana: il problema là non è l?eccesso di business, se mai la sua assenza. Vita: Tra gli attori con cui avete lanciato il Barcelona Center ci sono tre grandi università: Ease, Iese e Istituto de Impresa. Che ruolo hanno? Kell: Sono partner importanti e il nostro obiettivo è spiegare ai manager del futuro che la responsabilità socio-ambientale non è uno strumento da affidare al marketing, ma materiali con cui costruire il loro business.


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